La politica
ci viene prospettata come qualcosa di indelebilmente macchiata,sporca come se
non potesse essere più ristabilito quel valore con la quale invece Noi dovremmo
considerarla.
Ma questo perché
probabilmente vi è una carenza di fondo dovuta
a coloro che ne fanno funzione nelle istituzioni, forse perché non all’altezza
professionale o culturale, forse e quasi certamente perché il linguaggio che
ruota intorno ad essa è sempre più decadente, non si danno più peso alle
parole, o forse non si danno più un vero e forte significato ad esse.
Concetti politici
vengono espressi senza memoria storica.

Era finita
la Seconda guerra Mondiale, e i Cittadini furono chiamati ad eleggere
contestualmente alla forma di stato tra Monarchia e Repubblica anche l’Assemblea
Costituente.
Il 2 giugno
del 1946 l’Italia si sveglia Repubblicana,
alla Costituente l’arduo compito di redigere, la Costituzione della Repubblica
Italiana.
Per fare ciò
i partiti dello scenario politico (Democrazia Cristiana, Paritito Socialista
Italiano di Unità Proletaria, Partito Comunista Italiano, Partito Repubblicano,
Partito Liberale) dovettero condividere il lavoro per la realizzazione della
Costituzione.
Vennero istituite tre commissioni
guidate ciascuna dai tre maggiori partiti, ossia, DC, PSIUP,PCI .
Con una
tensione sociale alta , dettata dalle macerie di una guerra, con un’economia da
ricostruire, quei politici, per senso di “Responsabilità” trovarono un giusto
accordo-compromesso per un lavoro che andava oltre le propri ambizioni.
Ma allora prima
di essere politici probabilmente c’erano veri Uomini, quell’Assemblea era
intrisa da una Cultura che permeava le menti e gli intenti di quei giovani
e meno giovani politici che sapevano che dopo avere partecipato chi intellettualmente, chi con
le armi alla Resistenza e alla liberazione Italiana, dovevano Necessariamente
trovarsi davanti ad un Principio Unificatore che doveva restituire la dignità
ad un Popolo.
Così uomini
come De Gasperi, De Nicola, Togliatti, Leone, Nitti, Gronchi, Moro, Iotti, Nenni, La Malfa, Pertini, Einaudi, De
Michelis, Saragat e molti altri, trovarono una comunione d’intenti nel periodo
più buio e povero dello Stato appena nato.
![]() |
Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana. 22 dicembre 1947 |
Quel dialogo
seguito dagli scontri ideologici, posizioni dure, da discussioni animate, ha
portato alla nascita della Costituzione della Repubblica Italiana.
Alla fine
quelle condivisoni di idee erano lo specchio di un ampio scenario della società
rappresentato da quelle forze politiche neo-elette, e mi dispiace constatare
che oggi chi parla di Inciucio sono proprio quei partiti che hanno le radici in
quelli che furono della Costituente.
Allora oggi per
la pochezza dei nostri politici non si riesce a fare passare il messaggio
principale che da una crisi si esce tutti insieme mettendo a servizio del Paese
le proprie idee, e per Responsabilità (parola oggi tanto infrazionata)
accettare la realtà precaria che spinge oggi il nostro governo a costituirsi
con questo assetto politico.
Così come ha
ammonito il Presidente Napolitano nel discorso del suo secondo mandato: “…di
norma operano in Europa governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra
loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti …... Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni
ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche
diverse, è segno di una regressione…”
La memoria corta della
nostra storia repubblicana, da parte di politici o cittadini ci porta a questo
clima di degenerazione lessicale che riduce una necessità politica per
fronteggiare uno stallo politico,istituzionale e sociale in una sola parola
Inciucio.
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