Giù le mani da un'idea di partito che rimane comunque, seppure incompiuta è lì. Nasce da un incontro di due forti culture, quella liberal-democratica e quella social-democratica, un problema in seno mai risolto sono le varie anime che costituivano i due maggiori schieramenti, con il risultato che se nel partito di provenienza potevano rappresentare un numero tale da equilibrare le logiche di quel singolo partito, ora unendo due realtà, il numero delle correnti, anime, espressioni di identità, non solo si sono raddoppiate ma non sono state in grado di unirsi, trovare una coesione non di intenti quanto di idee.
L'Idea Democratica del partito, non è stata accompagnata negli anni dalla volontà dei suoi padri, così da frazionare in ulteriori piccoli o grandi gruppi l'idea di rinnovamento del partito.
Questo necessario rinnovamento, finalmente è arrivato, ma nel peggiore dei modi.Si è arrivati a ciò con una forte lacerazione interna, che fa si che ci siamo resi ridicoli agli occhi degli altri partiti.
Avendo vinto o non vinto l'elezioni nazionali e comunque percentualmente rappresentando il primo partito d'Italia, abbiamo per mero conto e contro-conto di minoranze, che tutte insieme comunque rappresentano e compongono il partito, definitivamente logorato un'idea unitaria che non è mai esistita.
Allora forse da qui si deve ripartire, l'Idea Democratica rimane, e probabilmente è arrivato il momento sano e genuino in cui tutti i dirigenti e con ciò intendo le "anime" del partito, si seggano intorno ad un tavolo e senza viltà, come tra l'altro dimostrato per 3^ chiama, si rinfaccino tutto, e che propongano da dove ripartire.
Con la speranza e l'augurio che chi non dovesse stare all'Idea del Partito Democratico si ritiri verso una nuova formazione politica, ma che non rimanga come una serpe attaccato al seno pronto ad attaccare nel momento più disperato.
101 la carica dei vili, furbetti, che nell'ombra del silenzio non hanno il coraggio di dire "si noi siamo la causa della disfatta", tali signori possono difendersi dietro il vile e ignoto silenzio, marionette, espressione di un potere ormai logoro e che verrà con il tempo sostituito, perché quando noi giovani chiediamo il rinnovamento, non pensiamo ad una rivoluzione, ma ad un semplice e auspicabile passaggio di consegne tra il vecchio e arrugginito sistema di clientele interne al partito ad un sistema più chiaro e trasparente per quanto lo consenta il nostro obsoleto e fallibile sistema politico e partitico.
Ma da qualche parte bisogna comunque cominciare, ed allora forse guardarsi in faccia e fare il punto degli equilibri interni non guasterebbe per ricominciare e magari trovare quel sincretismo che possa sposare il nuovo con il vecchio, perché se secondo Socrate e Paltone è giusto il saggio a diversi occupare della Res Publica, ma li stiamo parlando della Gloriosa Grecia, qui stiamo parlando della nostra Italianetta, allora il giovane deve essere coadiuvato e supportato dal saggio.
Non lo si deve necessariamente per questione anagrafica tenerla fuori, e quindi cercare di ricostruire il tutto in maniera giovane a future prospettive magari chiedendo consigli a chi per le tante battaglie e capelli bianchi potrà darci.
Don Luigi Sturzo sosteneva che il "Partito" in quanto tale ed etimologicamente denota una divisione e non un'unità, ma il superamento era proprio nella "Condivisone" dell'idea che doveva portare ad un risultato.
Un partito o un movimento non rappresenterà mai la totalità della popolazione, ma potrà tendere il più possibile ad una larga promozione delle proprie idee e scelte e atteggiamenti, auspicando nella più ampia condivisione.
Oggi forse siamo al minimo storico per un partito, ma credo che bisogna credere ancora fortemente nell'idea democratica del partito e ricominciare, e non avere paura di perdere qualche anima, perché non sempre una rappresentanza numerica è sinonimo di forza, ma di diffidenza sia all'interno che all'esterno dello schieramento.
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