martedì 30 aprile 2013

Quella larga intesa chiamata "Costituente"



La politica ci viene prospettata come qualcosa di indelebilmente macchiata,sporca come se non potesse essere più ristabilito quel valore con la quale invece Noi dovremmo considerarla.
Ma questo perché probabilmente vi è una carenza di fondo dovuta  a coloro che ne fanno funzione nelle istituzioni, forse perché non all’altezza professionale o culturale, forse e quasi certamente perché il linguaggio che ruota intorno ad essa è sempre più decadente, non si danno più peso alle parole, o forse non si danno più un vero e forte significato ad esse.
Concetti politici vengono espressi senza memoria storica.
La larga intesa politica, volgarmente definita ”Inciucio”, tanto demonizzato dalla sinistra così cara alla sua più lontana tradizione, e ancorata alle sue radici che non è in grado di vedere come evolve la società e di conseguenza la Politica, che non ricorda quel Lontano Inciucio che l’ha vista da protagonista.
Era finita la Seconda guerra Mondiale, e i Cittadini furono chiamati ad eleggere contestualmente alla forma di stato tra Monarchia e Repubblica anche l’Assemblea Costituente.
Il 2 giugno del 1946 l’Italia si sveglia  Repubblicana, alla Costituente l’arduo compito di redigere, la Costituzione della Repubblica Italiana.
Per fare ciò i partiti dello scenario politico (Democrazia Cristiana, Paritito Socialista Italiano di Unità Proletaria, Partito Comunista Italiano, Partito Repubblicano, Partito Liberale) dovettero condividere il lavoro per la realizzazione della Costituzione.
Vennero istituite tre commissioni guidate ciascuna dai tre maggiori partiti, ossia, DC, PSIUP,PCI .
Con una tensione sociale alta , dettata dalle macerie di una guerra, con un’economia da ricostruire, quei politici, per senso di “Responsabilità” trovarono un giusto accordo-compromesso per un lavoro che andava oltre le propri ambizioni.
Ma allora prima di essere politici probabilmente c’erano veri Uomini, quell’Assemblea era intrisa da una Cultura che permeava le menti e gli intenti di quei giovani e meno giovani politici che sapevano che dopo avere partecipato chi intellettualmente, chi con le armi alla Resistenza e alla liberazione Italiana, dovevano Necessariamente trovarsi davanti ad un Principio Unificatore che doveva restituire la dignità ad un Popolo.
Così uomini come De Gasperi, De Nicola, Togliatti, Leone, Nitti, Gronchi, Moro, Iotti,  Nenni, La Malfa, Pertini, Einaudi, De Michelis, Saragat e molti altri, trovarono una comunione d’intenti nel periodo più buio e povero dello Stato appena nato.
Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana. 22 dicembre 1947
Quel dialogo seguito dagli scontri ideologici, posizioni dure, da discussioni animate, ha portato alla nascita della Costituzione della Repubblica Italiana.
Alla fine quelle condivisoni di idee erano lo specchio di un ampio scenario della società rappresentato da quelle forze politiche neo-elette, e mi dispiace constatare che oggi chi parla di Inciucio sono proprio quei partiti che hanno le radici in quelli che furono della Costituente.
Allora oggi per la pochezza dei nostri politici non si riesce a fare passare il messaggio principale che da una crisi si esce tutti insieme mettendo a servizio del Paese le proprie idee, e per Responsabilità (parola oggi tanto infrazionata) accettare la realtà precaria che spinge oggi il nostro governo a costituirsi con questo assetto politico.
Così come ha ammonito il Presidente Napolitano nel discorso del suo secondo mandato:   “…di norma operano in Europa governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti …... Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione…”
La memoria corta della nostra storia repubblicana, da parte di politici o cittadini ci porta a questo clima di degenerazione lessicale che riduce una necessità politica per fronteggiare uno stallo politico,istituzionale e sociale in una sola parola Inciucio.




lunedì 29 aprile 2013

Noi Homer



Noi trentenni eterni bambinoni davanti a Homer.

Da quando nel 1991 in Italia è stata mandata in onda la prima puntata della famiglia più conosciuta degli States, ancora appena è possibile stiamo lì a guardarli, ma soprattutto continuando a ridere.

È una parodia della società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, ma che per il loro vissuto ci identifichiamo talvolta anche Noi.

E allora, chi di Noi non si è mai sentito Homer? Ma non per mere somiglianze fisiche, ma per il modus vivendi o operandi.

Siamo stanchi? Non vogliamo alzarci dal divano per prendere il telecomando dal tavolino? Ed è qui che scatta la somiglianza a quella pigrizia che ha reso Homer uno stile di vita ben riconoscibile ed etichettato.

Quanti di noi nei momenti di una piena chiacchierata noisa non ha mai pensato alla scimmietta nella testa del nostro eroe, magari accennando un sorriso ma che non possiamo spiegare al nostro interlocutore, quantomeno per non offenderlo.

Gli esempi sono migliaia e forse milioni visto che è da 22anni che è in onda.

E’ una filosofia di vita che ci aiuta a sorridere delle burle di un maldestro uomo medio che ci distrae dalle nostre ansie quotidiane.

E’ seguito da tutti, uomini, donne, adulti e adolescenti e forse i bimbi iniziano a seguirlo.

Però è anche vero che noi maschietti abbiamo un’intrinseca conoscenza e condivisione del tema “Homer”, che riusciamo ad attirarci l’ilarità delle nostre compagne o mogli, ci fissano ed esclamano:”ma quanto siete stupidi?”, poco ci importa perché in quella piccola offesa, proprio in quel momento pensiamo di essere noi “Homer”.

La birra fresca seguita da una nostra bramosità nel desiderarla, la classica lite per l’ultimo boccone, la TV.

Ogni singolo gesto nella vita reale è riconducibile a quello virtuale della famiglia Simpson o meglio ad Homer.

Continuiamo a ridere e a divertirci con poco, ma che ci ha comunque accompagnato nella crescita, argomento che accomuna tutta un’intera generazione.

Si ci ha accompagnato, mi piacerebbe potere scrivere che ha segnato il passaggio dalla nostra adolescenza alla nostra maturità, ma invece è proprio quell’anello di congiunzione che tiene ancora legate quelle due fasi della nostra crescita e che ci rende ancora oggi i classici PeterPan.

E concludendo una piccola riflessione (perché il tema è di notevole lunhezza), non mi resta che citare la più celebre esclamazione di soddisfazione che identifica le nostre risate spensierate ad Homer:…”MITICO”

(mi riservo di riscrivere sull’argomento, e quindi alla prox)

venerdì 26 aprile 2013

Il Profondo Blu





Mantello di Gorgonie Rosse in controluce, dal fondo verso la superficie


Quella voglia irrefrenabile, quasi necessità fisica e fisiologica che spingono ad andare verso quel colore che ti da tanta serenità, che spinge tutti i tuoi pensieri a ridimensionarsi, perché non è il loro momento, magari angoscioso o semplicemente di distrazione.
Il tuo tempo è limitato.
Limitato allo splendore della del profondo e della natura, i secondi scorrono e raggiungono i minuti, e il quello spazio di spazio marino che sfiora il surreale si affievolisce, allora con tutto il tuo core e mente vivi ogni singolo e prezioso istante come ultimo e irripetibile.
Irripetibile?
Ogni singola sensazione e gioia del vissuto e trascorso lì giù sarà l’ultima, perché ogni immersione ti riserva nuove e distinte emozioni.
Quelle che vivi non le ripeterai, saranno tutte nuove dalla prima a seguire. Magari vedrai centinai di volte lo stesso posto, ma se lo rispetti quelle volte saranno tutte differenti, l’emozioni saranno differenti.
L’Unica certezza è quella voglia di andare nel Blu, immergersi e vivere quei filosofici approcci alle immersioni nel Blu scuro e colorato.

lunedì 22 aprile 2013

Giù le Mani dall'Idea Democratica

Giù le mani da un'idea di partito che rimane comunque, seppure incompiuta è lì. Nasce da un incontro di due forti culture, quella liberal-democratica e quella social-democratica, un problema in seno mai risolto sono le varie anime che costituivano i due maggiori schieramenti, con il risultato che se nel partito di provenienza potevano rappresentare un numero tale da equilibrare le logiche di quel singolo partito, ora unendo due realtà, il numero delle correnti, anime, espressioni di identità, non solo si sono raddoppiate ma non sono state in grado di unirsi, trovare una coesione non di intenti quanto di idee.
L'Idea Democratica del partito, non è stata accompagnata negli anni dalla volontà dei suoi padri, così da frazionare in ulteriori piccoli o grandi gruppi l'idea di rinnovamento del partito.
Questo necessario rinnovamento, finalmente è arrivato, ma nel peggiore dei modi.Si è arrivati a ciò con una forte lacerazione interna, che fa si che ci siamo resi ridicoli agli occhi degli altri partiti.
Avendo vinto o non vinto l'elezioni nazionali e comunque percentualmente rappresentando il primo partito d'Italia, abbiamo per mero conto e contro-conto di minoranze, che tutte insieme comunque rappresentano e compongono il partito, definitivamente logorato un'idea unitaria che non è mai esistita.
Allora forse da qui si deve ripartire, l'Idea Democratica rimane, e probabilmente è arrivato il momento sano e genuino in cui tutti i dirigenti e con ciò intendo le "anime" del partito, si seggano intorno ad un tavolo e senza viltà, come tra l'altro dimostrato  per 3^ chiama, si rinfaccino tutto, e che propongano da dove ripartire.
Con la speranza e l'augurio che chi non dovesse stare all'Idea del Partito Democratico si ritiri verso una nuova  formazione politica, ma che non rimanga come una serpe attaccato al seno pronto ad attaccare nel momento più disperato.
101 la carica dei vili, furbetti, che nell'ombra del silenzio non hanno il coraggio di dire "si noi siamo la causa della disfatta", tali signori possono difendersi dietro il vile e ignoto silenzio, marionette, espressione di un potere ormai logoro e che verrà con il tempo sostituito, perché quando noi giovani chiediamo il rinnovamento, non pensiamo ad una rivoluzione, ma ad un semplice e auspicabile passaggio di consegne tra il vecchio e arrugginito sistema di clientele interne al partito ad un sistema più chiaro e trasparente per quanto lo consenta il nostro obsoleto e fallibile sistema politico e partitico.
Ma da qualche parte bisogna comunque cominciare, ed allora forse guardarsi in faccia e fare il punto degli equilibri interni non guasterebbe per ricominciare e magari trovare quel sincretismo che possa sposare il nuovo con il vecchio, perché se secondo Socrate e Paltone è giusto  il saggio a diversi occupare della Res Publica, ma li stiamo parlando della Gloriosa Grecia, qui stiamo parlando della nostra Italianetta, allora il giovane deve essere coadiuvato e supportato dal saggio.
Non lo si deve necessariamente per questione anagrafica tenerla fuori, e quindi cercare di ricostruire il tutto in maniera giovane a future prospettive magari chiedendo consigli a chi per le tante battaglie e capelli bianchi potrà darci.
Don Luigi Sturzo sosteneva che il "Partito" in quanto tale ed etimologicamente denota una divisione e non un'unità, ma il superamento era proprio nella "Condivisone" dell'idea che doveva portare ad un risultato.
Un partito o un movimento non rappresenterà mai la totalità della popolazione, ma potrà tendere il più possibile ad una larga promozione delle proprie idee e scelte e atteggiamenti, auspicando nella più ampia condivisione.
Oggi forse siamo al minimo storico per un partito, ma credo che bisogna credere ancora fortemente nell'idea democratica del partito e ricominciare, e non avere paura di perdere qualche anima, perché non sempre una rappresentanza numerica è sinonimo di forza, ma di diffidenza sia all'interno che all'esterno dello schieramento.

mercoledì 17 aprile 2013

Un'Idea nuova di Politica



E’ la necessità di andare oltre che spinge quell’entusiasmo di molti giovani, e anche meno giovani, di sdoganare la ormai obsoleta e vecchia concezione di politica radicata a schieramenti contrapposti da ideali diversi.
Il mondo non richiede più questa appartenenza, né destra né sinistra probabilmente, ma Idee, una Politica nuova, fatta di Idee, che facciano si che le persone si riavvicinino ad essa.
Non sono le concezioni statiche dei vecchi blocchi partitici che ci salveranno da un’inesorabile declino, che ogni giorno vede la nostra società soffrire di una veloce agonia, senza una speranza di ripresa, perché questa non è supportata da alcuna ragione propositiva moderna.
I leader ormai attempati del nostro presente, sono invenzione delle logiche di apparato e di struttura di un tempo, molti di loro erano alle prime esperienza già ai tempi della Costituente, si parla di seconda Repubblica, ma i volti sono quelli della prima, e in taluni casi anche i volti peggiori.
Credo che sia finito il tempo dove potevano vantare di essere il cambiamento e il rinnovamento, Noi giovani non ci crediamo più, molti non giovani invece la prendono a ridere perché già li votavano anche 30 anni fa e ora sono stanchi, molti di loro, genitori o nonni che siano, sono lì a sperare che ora facciano spazio alla nostra generazione.
C’è chi la Nuova Generazione l’ha in seno al proprio partito e invece di stimolare il suo ingresso ed incoraggiarlo, gli ripetono, quando non lo offendono,che ancora non è il suo momento.
Ma il suo momento è Adesso, fuori dagli schemi del partito, che ha cambiato nome con la convergenza di due vecchie logiche, ma che non ha cambiato il modo di fare politica.
Il giovane Renzi, va oltre alle ideologie di un tempo, la sua nuova Politica è il Domani e per arrivarci si affida a Nuove Idee, queste attirano tutti coloro che vogliono rompere gli schemi del passato, vanno da destra a sinistra passando per il partito della protesta a quello dell’astensionismo.
Una battaglia interna al proprio schieramento, contro quei poteri forti e logori che allontano l’elettorato, quei poteri che si permettono il lusso di allontanare i voti se non rispecchiano la propria appartenenza politica, quelli che riescono a perdere anche contro gli avversari agonizzanti.
Allora, intorno al giovane sindaco si uniscono i giovani entusiasmi di coloro che voglio fare Politica, quella con la P maiuscola, perché nonostante la decadenza di questa negli ultimi vent’anni e più, la ritengono un Passione e una Spinta positiva per costruire una società nella quale rispecchiarsi.
Non fateci stare in silenzio, già lo abbiamo fatto, non ci è piaciuto, le Nuove Idee hanno dato voce ai nostri dissenzi e malumori, ora andiamo oltre le retoriche e i sentimenti di un tempo che fù.
Io non sono né migliore né peggiore di un mio coetaneo che vota a destra, o che vota per protesta, se parliamo riusciamo a trovare un punto di convergenza, che è la maledetta carenza dell’offerta politica per Noi Giovani, c’è un giovane sindaco che ha capito che si può fare politica nello stare insieme, perché abbattendo i muri ideologici rimangono solo le basi sulle quali riorganizzare una società diversa, fatta con Idee che  per osmosi si diffondono e irrorano gli entusiasmi del cittadino.
Dal cittadino si deve ripartire per fare Politica, la Politica ha lo scopo di servire la società.
Non potete tenerci ancora lontani dai luoghi dei poteri decisionali, lo avete fatto sottraendoci il voto di preferenza, ma adesso Noi decidiamo di Cambiare la Vostra politica, sostituendola con la Nostra.
Giovani Idee e Giovani Menti questa deve essere la società di domani, in fin dei conti, a pensarci bene è un concetto basilare e molto semplice.