domenica 23 giugno 2013

Il mercato non ha una Coscienza


L'Economia che assoggetta le politiche degli Stati

Assistiamo ad una crisi profonda economica che coinvolge i mercati, gli stati, ma soprattutto le collettività.
Si paga oggi un’irrazionale corsa al capitalismo sfrenato, che non guarda a regole, che le supera senza timore di creare nuove povertà,un continuo inseguire della ricchezza per altra ricchezza, un mercato avido di se stesso.
La regola sembra quella della ricchezza a tutti i costi, dell’autoconservazione di se stessa.
Il mercato sembra avere una propria vita,non segue una coscienza legata ai bisogni della cittadinanza, convive con i governi, una determinata scelta politica ne scaturisce una risposta dai mercati, è assodato che Stato e Mercato finanziario hanno un feeling stretto e costante.
Vada bene che a una buona politica può corrispondere una buona economia, ciò significherebbe, agevolare e fare l’interesse della collettività, guardandola come prima fruitrice delle proprie scelte in campo politico-economico.
Il problema, oggi, è che questa attenzione non c’è, anzi è il mercato che guida e influenza le scelte politiche, ovviamente a scapito della moltitudine dei cittadini del mondo.
Noi non eleggiamo i nostri rappresentanti politici, bensì coloro che saranno i primi logori servitori di un sistema prettamente incentrato alla salvaguardia delle politiche-economiche internazionali.
E’ altresì drammatico come un governo si vuole quasi giustificare nelle proprie scelte, dicendo di operare oggi in un determinato modo per proiettare i benefici a lungo termine, questa è una giustificazione che non possiamo più accettare, perché nel medio/lungo termine, c’è la povertà che avanza e con essa la disperazione.
Eppure,stretta di mano dopo un’altra tra i potenti del mondo sembrano che gli unici a festeggiare sono solo i grossi capitali/capitalisti, sembra quasi che le regole fredde e crude del mercato le debbano solamente pagare chi già in difficoltà.
La crisi è a cascata, gli stati non garantiscono leggi a salvaguardare le imprese, soprattutto le piccole-medie imprese, di conseguenza le stesse fanno fatica a reggere il passo del mercato attuale e tutto questo si riversa sui lavoratori, molti alle volte laureati che svolgono mansioni umili e che non seguono il loro percorso formativo, in altri casi operai altamente specializzati messi in cassa integrazione per le imprese che chiudono.
Allora mi chiedo come un Economia senza scrupoli ed una classe dirigente politica senza coscienza possa ancora perpetrare un liberismo soffocante.
Da questo sistema infetto e malato ne pagano le conseguenze le collettività, non lo stato o l’economia.
Tutto volto alla tutela del Totem  economico liberale sfrenato, senza concorrenza alcuna che possa mitigare scelte errate, il mercato vigila sul mercato stesso.
Servirebbe invece un’economia che viene regolata dalle regole imposte dallo stato, e non viceversa.

Purtroppo questa sensibilità non la possiamo richiedere alla nostra politica che corrotta nel modo di farsi opprimere dalle richieste del mercato finanziario europeo e globale, è incapace di sviluppare provvedimenti utili alla salvaguardia del proprio mercato interno.
Che sia chiaro, il sistema liberale non va demonizzato,è la sua deviazione e degenerazione il risultato devastante della criticità attuale.
Vi è una sorte di mancato coraggio dei governi ad essere più autonomi nel campo decisionale-economico, che consenta alle  realtà lavorative in seno al proprio territorio di ricevere un po’ di respiro.
Quando si accusa l’economia di essere prepotente ed esigente, è perché non si ha più la cognizione che un sistema sociale si basa su una compresenza e complementarietà di diverse realtà che operano indistintamente seguendo delle regole, e che se più equilibrate per tutti aprono le porte ad un mercato più equo e concorrenziale.
Una Coscienza significherebbe avere uno sguardo proiettato al futuro, misure urgenti significherebbe aiutare adesso l’economia interna, facendo adeguare il passo dell’economia globale.



Nessun commento:

Posta un commento